Psicologia della decisione e tutela del consumatore

Alberto Monti

Resumo


psicologia della decisione e tutela del consumatore. Pur nella consapevolezza di farmi carico della fatica dell’ovvio, mi pare opportuno, anzitutto, segnalare che si tratta di due concetti aventi provenienza eterogenea. Ed infatti, se la nozione di “psicologia della decisione” attiene propriamente al campo di indagine delle scienze cognitive e comportamentali, quella di “tutela del consumatore” è di provenienza squisitamente giuridica. In estrema sintesi, la “psicologia della decisione” si interessa di comprendere le modalità con le quali gli individui affrontano e risolvono i compiti decisionali, sia in condizione di incertezza, sia in ambienti ad elevato tasso informativo, occupandosi altresì della relazione tra emozioni e decisioni. Dal canto suo, la “tutela del consumatore” costituisce obiettivo di politica del diritto – oggi affermatosi in tutti i sistemi giuridici appartenenti alla c.d. Tradizione Giuridica Occidentale – il cui processo di effettiva realizzazione parte dall’identificazione di una categoria di soggetti in ipotesi bisognosi di tutela (i c.d. “consumatori” appunto, ossia quei soggetti che si collocano sul fronte della domanda di mercato, idealmente – se non addirittura ideologicamente – opposti ai c.d. “professionisti”) per giungere alla loro protezione mediante l’introduzione di norme imperative, sottratte all’autonomia privata. La cennata esigenza di tutela è generalmente giustificata dalla condizione di “debolezza” in cui verserebbe il consumatore (in parte derivante dalla sua carenza, a livello individuale, di potere contrattuale rispetto al professionista), nonché dalla presenza di rilevanti asimmetrie informative a suo svantaggio. La ricognizione di una così marcata eterogeneità di provenienza comporta, in prima battuta, la necessità di individuare più chiaramente il piano di interazione sul quale si muovono oggi i rapporti tra questi due concetti: “psicologia della decisione” e “tutela del consumatore”, soprattutto al fine di analizzare il grado di approfondimento interdisciplinare che caratterizza i discorsi intorno a tali rapporti.In prima e sommaria approssimazione, detto piano può essere individuato nell’oggettiva rilevanza che gli esiti degli studi di psicologia della decisione possono assumere: (a) nella determinazione più precisa dei connotati di quella asserita “debolezza” che andrebbe a caratterizzare gli appartenenti alla categoria dei consumatori, legittimandone così la protezione da parte dell’ordinamento giuridico e (b) nella individuazione delle concrete modalità di comunicazione delle informazioni necessarie a livellare le asimmetrie che li vedrebbero altrimenti sfavoriti rispetto ai professionisti. In questa prospettiva, appare chiaro che l’interesse per una siffatta indagine non può e non deve restare confinato nella sfera ristretta dei circoli accademici, dovendosi per converso estendere sino al punto di informare i processi decisionali delle istituzioni pubbliche preposte all’identificazione non solo delle linee guida per la tutela del consumatore a livello politico e legislativo, ma anche delle concrete modalità di attuazione di tali direttive a livello pratico ed operativo. L’impatto economico – ossia il costo – delle regole giuridiche promulgate dal legislatore nazionale ed europeo al dichiarato fine di “tutelare” il “consumatore” è, infatti, tutt’altro che insignificante per gli operatori del mercato unico, sicché appare quanto meno legittima la richiesta di una giustificazione la quali trovi il suo fondamento in solide basi sia teoriche, sia empiriche.

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